La nostra storia affonda le radici
nella stessa terra che coltiviamo
Cosimo Gioia rileva un vecchio feudo, nel cuore di Contrada Chibbò, è dà inizio alla coltivazione di cereali, foraggi e allevamento ovino come da tradizione nel territorio.
Alla scomparsa di Cosimo, il giovane figlio Giovanni, a soli vent’anni, assume la guida della Tenuta promuovendo la bonifica delle terre circostanti e realizzando un lago artificiale di 2 ettari, indispensabile per la crescita della produzione di colture irrigue.
Sotto la spinta audace di Giovanni, si sperimenta la piantumazione delle vigne su un’area di 40 ettari, che quindici anni dopo saranno sostituite da coltivazioni ortive e piantumazioni sperimentali come l’aglio, il melone e il cotone. Allo spirito eclettico di Giovanni si deve quell’impatto positivo sul tessuto socioeconomico locale che ancora oggi la comunità gli riconosce in memoria.
Attratto dal mondo dei motori, Giammarco convince il padre Giovanni ad avviare una concessionaria di attrezzature agricole a marchio John Deere all’interno della Tenuta. Diventa fin da subito punto d’incontro degli agricoltori locali, consentendo al territorio di tenere il passo con un mercato sempre più globale.
Alla prematura scomparsa di Giammarco, la moglie Maria Pia prende in mano la gestione dell’azienda, supportata col tempo dai figli. Si impegna oltre che nelle attività produttive, anche nelle relazioni con l’università e gli enti di ricerca. Il suo impegno in Confagricoltura la renderà un punto di riferimento per le imprenditrici agricole in Sicilia e in Europa.
Lo spirito innovativo dei figli Giovanni e Anna danno vita ad una piccola “seconda rivoluzione industriale”. Nella Tenuta infatti vengono introdotti nuovi macchinari e nuove tecnologie, per l’agricoltura di precisione e l’ottimizzazione delle risorse.
L’Apis mellifera siciliana, comunemente nota come ape nera sicula, fa il suo esordio tra i campi Kibbò. Vengono introdotte le prime arnie, dislocate in due diverse aree della contrada e ospitate all’interno di un’azienda dei Nebrodi per la produzione dei mieli di agrumi e castagno.
La sperimentazione sulla coltivazione della canapa industriale dà esiti incoraggianti, così i fratelli Gioia decidono di perseverare nella ricerca e nello sviluppo di una produzione che in Sicilia è ormai appannaggio di pochissime aziende, seppure i passi in avanti da fare siano ancora tanti.
Oltre 40 ettari dell’azienda vengono convertiti alla sola agricoltura biologica, dedicati ad una molteplicità di produzioni specializzate come lino, canapa, legumi, miele e olio extravergine d’oliva.
Nello stesso anno Il Ministero per le Politiche Agricole conferisce la nomina di “Custodi del grano antico Gioia”, così denominato in onore della famiglia e inserito nel “Registro Nazionale delle varietà da conservazione di specie agrarie e delle specie ortive”.
L’azienda, sempre più all’avanguardia e proiettata alla sperimentazione e ai nuovi trend di mercato, dopo gli ottimi risultati ottenuti con la canapa industriale, decide di investire su una nuova produzione. Nascono così i primi campi di lino.
1937
1960
1975
1979
1999
2013
2015
2016
2018
2018
2020
Il nostro territorio
è la nostra casa
Territorio
Kibbò nasce nel cuore dell’omonima Contrada Chibbò, nell’entroterra di Petralia Sottana, a circa 650 metri sul livello del mare e vicino ad alcuni resti di insediamenti umani risalenti al Neolitico di cui sono conservati i reperti nel vicino Museo Archeologico di Marianopoli.
Il clima è perfetto per la coltivazione di cereali, predominanti in tutta l’area, così come per l’olivicoltura e l’apicoltura.
Oggi, la famiglia Gioia è impegnata soprattutto
nella produzione sostenibile di cereali e colture tradizionali di nicchia e biologiche, come la canapa, i legumi e il lino. A queste si aggiungono l’olio extravergine d’oliva biologico da varietà locali tipiche della Val di Mazara e il miele di ape nera sicula, razza autoctona da tutelare, proveniente dai diversi apiari dell’azienda, situati nei terreni di Kibbò e ospitati dall’Azienda Agricola Fratelli Cupane nel territorio dei Nebrodi.
Kibbò nasce nel cuore dell’omonima Contrada Chibbò, nell’entroterra di Petralia Sottana, a circa 650 metri sul livello del mare e vicino ad alcuni resti di insediamenti umani risalenti al Neolitico di cui sono conservati i reperti nel vicino Museo Archeologico di Marianopoli.
Il clima è perfetto per la coltivazione di cereali, predominanti in tutta l’area, così come per l’olivicoltura e l’apicoltura.
Oggi, la famiglia Gioia è impegnata soprattutto nella produzione sostenibile di cereali e colture tradizionali di nicchia e biologiche, come la canapa, i legumi e il lino. A queste si aggiungono l’olio extravergine d’oliva biologico da varietà locali tipiche della Val di Mazara e il miele di ape nera sicula, razza autoctona da tutelare, proveniente dai diversi apiari dell’azienda, situati nei terreni di Kibbò e ospitati dall’azienda Maruzza Cupane nel territorio dei Nebrodi.
La parte più elevata della Tenuta Chibbò è il Pizzo del Re, chiamato anche Monte Chibbò, il quale si trova a 951m s.l.m. La piana, nei pressi del laghetto aziendale, è la parte più bassa e si trova a 416m s.l.m. Nel mezzo si trovano i terreni coltivati, il comprensorio aziendale, gli ulivi e le api (650m s.l.m.).
I terreni della Tenuta Chibbò sono prevalentemente di tipo argilloso e, a seconda della zona, più o meno pietrosi, ad eccezione dei terreni nei pressi del torrente, dove risultano più sabbiosi. I terreni esposti a nord sono generalmente più freschi e poco acclivi, invece i terreni nelle zone di Vicerè, Palmintelle e Collare Lupo sud sono scoscesi e di più difficile coltivazione.
Piana
È la zona più pianeggiante della tenuta, ideale per la coltivazione di piante che richiedono un’irrigazione controllata. Dopo decenni di coltivazione a vigne, oggi ospita le colture biologiche di Kibbò come lino, canapa e legumi. Qui sono inoltre presenti diversi campetti sperimentali.
Apiari
All’interno dell’azienda agricola convivono due spazi dedicati all’allevamento di ape nera: uno nella zona della Piana, vicino al lago, e uno a ridosso del centro aziendale.
Cozzo del lago
È l’area collinare sopraelevata rispetto al lago. Il terreno è qui ideale per la coltivazione biologica di grano duro e foraggio.
Palmintelle
È la zona più impervia e difficile da coltivare, data la struttura instabile del terreno spesso soggetto a frane. Per questo, ospita spesso colture più gestibili come le leguminose da granella.
Vicerè
Dopo quella di Pizzo del Re, è la seconda altura della zona con un terreno impervio e di difficile coltivazione. Ospita grano e foraggi.
Ex Trebbiano
Dove le vigne di varietà Trebbiano trovavano casa fino a qualche anno fa, oggi si coltivano leguminose e grano con ottimi risultati di resa grazie alla bassa pendenza del terreno.
Lenticchiata
Una distesa di lenticchie: diversi decenni fa era questo l’aspetto di quest’area della tenuta. Il terreno, rimasto simile per struttura e composizione, accoglie oggi con successo grano, canapa e legumi. Qui sono inoltre presenti diversi campetti sperimentali.
Bevaio e Recinti
Retaggio di un passato votato all’allevamento, questa zona conserva ancora i recinti e l’abbeveratoio degli animali. È usato oggi come zona di stoccaggio per i foraggi (balle di fieno), per il pascolo dei cavalli e per la coltivazione di leguminose e canapa.
Pitruse
Così chiamata per via della natura pietrosa di questa collina, ora bonificata per favorire il drenaggio e l’irrigazione. Resta comunque un alto contenuto di calcio, nutrimento ottimale per la coltivazione di legumi da granella e canapa.
Collare Lupo
Dopo la grande bonifica degli anni ’50 a opera di Giovanni Gioia, il terreno venne liberato dalle pietre e reso idoneo ad una efficiente meccanizzazione delle colture.